Attese infinite per visite, esami e ricoveri: quali diritti e come farli rispettare
Esistono delle tempistiche massime che devono esserci garantite quando prenotiamo con il Servizio sanitario nazionale: e invece spesso ci troviamo di fronte ad attese di mesi, agende chiuse, difficoltà nel ricevere informazioni, appuntamenti a decine e decine di chilometri di distanza. Ecco quali sono i nostri diritti e cosa fare quando non vengono rispettati per ottenere un'anticipazione dell'appuntamento.

Sono tanti gli ostacoli che si potrebbero incontrare cercando di ottenere una visita, un esame o un ricovero programmato con il Servizio sanitario nazionale. Lunghe attese, strutture molto distanti, difficoltà nel ricevere informazioni, nel contattare il Cup: sono solo alcuni dei problemi che ci hanno raccontato i cittadini alle prese con la sanità pubblica.
Ecco quali sono i tuoi diritti quando si parla di salute e cosa fare quando non vengono rispettati.
Quali sono i tempi di attesa massimi per visite, esami e controlli?
I tempi d’attesa per visite specialistiche, esami diagnostici (es. radiografie, ecografie, risonanze, gastroscopie) e trattamenti ambulatoriali (es. sedute onde d’urto, fisioterapia) cambiano a seconda che si tratti di “primi accessi” (o prima visita) o di “accessi successivi al primo” (controlli)
Per i primi accessi, ci sono quattro classi di priorità con i rispettivi tempi massimi d’attesa, che i Servizi sanitari regionali sono tenuti a rispettare. Sono i medici che, sulla base della gravità del quadro clinico del paziente, sono tenuti a indicare una di queste priorità sulla ricetta, che dovrà riportare una di queste lettere:
- U - “urgente”. La visita/esame va fatto nel più breve tempo possibile, non oltre le 72 ore;
- B - “breve”. L’attesa non deve superare i 10 giorni, per evitare l’aggravarsi della malattia;
- D - “differibile”. Si usa per prestazioni non urgenti, ma per cui va rispettata un’attesa massima di 30 giorni per le visite e di 60 giorni per esami e prestazioni strumentali;
- P - “programmabile”, con attesa massima di 120 giorni. Questa priorità viene usata per gli accertamenti e le prime verifiche cliniche che possono essere programmate nel tempo senza influenzare negativamente lo stato di salute della persona.
Per quanto riguarda – invece – gli “accessi successivi al primo” si tratta di quelli che chiamiamo comunemente “controlli” ed effettuati (almeno in teoria) nella stessa struttura sanitaria in cui siamo in cura, prescritti dallo stesso specialista (sulla ricetta è di solito specificato “di controllo”). In questo caso non sono previste classi di priorità e quindi neppure tempi d’attesa massimi. Ciò non toglie che i controlli debbano avvenire secondo le tempistiche indicate dallo specialista per assicurare una corretta gestione della malattia, come prevede il Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa.
Inoltre il paziente cronico ha diritto a essere “preso in carico”: è la struttura in cui si è in cura che dovrebbe provvedere alla prenotazione della visita di controllo successiva in quella stessa struttura, pianificandola secondo tempi congrui alla malattia del paziente. Non dovrebbe essere il paziente a tornare dal medico di base per farsi rifare l’impegnativa per il controllo e infine cercare un appuntamento in quella struttura: e, invece, è così che spesso avviene.
Cosa sapere per evitare problemi con le attese?
Per evitare il più possibile problemi di attese meglio prestare alcune attenzioni.
- Sii consapevole della priorità. Quando esci dall’ambulatorio del medico verifica sempre che la ricetta riporti la classe di priorità compatibile con le tempistiche di cui ti ha parlato. Se ti ha detto che l’accertamento è urgente, ad esempio, la ricetta dovrà avere la giusta classe di priorità (U – “urgente”); chiedi spiegazioni se non trovi la classe di priorità che immaginavi, ti aiuterà a capire quanto è davvero urgente l’accertamento prescritto. Se non viene contrassegnato nulla e si tratta di una prima visita, la prestazione verrà considerata come “P - programmabile a 120 giorni” (o anche meno, a seconda della Regione).
- Se è una visita/esame "P-programmabile", i tempi sono più lunghi. Significa che non c’è una reale necessità di tempi rapidi (se non capiamo il perché o non siamo d’accordo, perché magari abbiamo un dolore e vorremmo capire più rapidamente come gestirlo, parliamone subito con il medico che eventualmente potrà, se lo ritiene opportuno, cambiare la classe di priorità). L’importante, però, è conoscere le classi di priorità. Con una priorità a 120 giorni difficilmente potremo avere un appuntamento dopo un mese e quindi non dovranno stupirci attese più lunghe fino, appunto, ai quattro mesi. Se si superano queste tempistiche, parlane col medico, per capire se è possibile avere la prescrizione con priorità a 30-60 giorni.
- Se la visita/esame ha una certa urgenza, non tardare. Appena hai la ricetta, prenota subito tramite il Cup (Centro di prenotazione unico regionale) oppure tramite il portale online della tua Regione. Approfitta sempre di tutto l’arco temporale possibile, senza rimandare al mattino dopo: è possibile che a fine giornata si siano liberati posti di chi ha disdetto all’ultimo momento possibile.
- Sono i Cup regionali che devono rispettare i tempi, non le singole strutture. Il Cup regionale (quello che ha la visione su un determinato territorio di pertinenza e quindi su più strutture, non per forza della stessa città), è tenuto per legge a garantire il rispetto delle classi di priorità indicate sulla ricetta e può farlo ricorrendo a qualsiasi struttura di questo territorio di sua pertinenza. Se rifiutiamo il primo appuntamento proposto dal Cup regionale (magari perché va oltre le tempistiche previste o perché scomodo o in una struttura che non preferiamo) questo nostro diritto al rispetto dei tempi prescritti dal medico sulla ricetta decade (per questo nel punto successivo ti consigliamo, in ogni caso, di accettare il primo appuntamento offerto). Anche se ci rivolgiamo alla singola struttura (di persona o per telefono), la classe di priorità sulla ricetta potrà non essere considerata: la singola struttura vedrà solo le sue agende di prenotazione e non quelle del territorio, come invece fa il Cup regionale.
Cosa fare e come protestare se l’attesa è troppo lunga?
Se il Cup regionale/sito della Regione ti dà una prima disponibilità troppo in là nel tempo, puoi cercare di ottenere un'anticipazione dei tempi.
- Innanzitutto accetta comunque il primo appuntamento che ti viene offerto. Se il Cup regionale o il sito della Regione ti dà il primo appuntamento in una data che non rispetta la classe di priorità indicata sulla ricetta, accettalo comunque. Quell’appuntamento farà fede, poi, per poter scrivere alla Regione e all’Asl e pretendere il rispetto dei tempi (ti spieghiamo come in un punto successivo). Il sistema informatico regionale, infatti, registrerà se hai accettato il primo appuntamento oppure no e se non lo fai il tuo diritto al rispetto dei tempi decade. Accettando l’appuntamento, invece, potrai dimostrare all’Asl la reale disponibilità di appuntamenti in quel giorno in cui hai chiamato.
- Prova a richiamare il Cup nei giorni successivi. Un tentativo che si può fare per anticipare i tempi, anche se alquanto "stancante", è richiamare nei giorni successivi il Cup per cercare una data più vicina: è possibile che nel frattempo qualcuno disdica e si liberi un posto. Se trovi disponibilità potrai cambiare la data dell'appuntamento già preso (si può fare anche prenotando sul sito della Regione).
- Prova a chiamare le strutture private convenzionate. Se non trovi un appuntamento nei tempi utili presso il Cup, puoi provare a chiamare le singole strutture private convenzionate: infatti le loro agende non sono ancora del tutto gestite dai Cup regionali, che non “vedono” (in parte o per nulla) le loro disponibilità (ricorda comunque che le singole strutture non sono tenute al rispetto dei tempi massimi come invece lo è il Cup). Se trovi disponibilità prima in questa struttura, fissa l'appuntamento e poi ricordati di disdire quello già preso con il Cup.
- Se questi tentativi non funzionano, reclama utilizzando i nostri modelli di lettera. I tempi massimi indicati sulla ricetta vanno rispettati per legge, se il Cup regionale non lo fa e non trovi altre soluzioni hai diritto a reclamare e puoi farlo utilizzando i nostri moduli, da inviare agli indirizzi che indichiamo.
Puoi reclamare e chiedere un’anticipazione dell’appuntamento anche per le visite di controllo: sia quando non riesci a prenotarle nei tempi previsti che quando non avviene la “presa in carico” da parte della struttura in cui sei in cura, come spiegato nel punto precedente. Diversi cittadini hanno già inviato queste lettere ottenendo in pochi giorni un’anticipazione dell’appuntamento.
Cosa fare se l’ospedale è troppo lontano?
I cosiddetti “ambiti territoriali di garanzia” in cui i Cup possono prenotare le prestazioni al fine di rispettare i tempi d’attesa possono essere vasti, col risultato che spesso e volentieri possono essere proposte trasferte di decine e decine di chilometri per una visita specialistica. Seppur lecito, può essere un disagio molto forte, se non un ostacolo alle cure. E viene anche disatteso quanto indicato dal Piano di governo delle liste d’attesa, in cui si dice che per prime visite e accertamenti vanno individuati degli ambiti territoriali di garanzia nel rispetto del “principio di prossimità e raggiungibilità”. Un principio che però non viene definito, lasciando campo alle interpretazioni.
Ma rispettare i tempi d’attesa dando visite anche a 100 Km di distanza o più è una stortura: anche in questi casi puoi scrivere all’Urp (Ufficio relazioni con il pubblico) dell’Asl e chiedere se ti aiutano a trovare un appuntamento in una struttura più vicina, spiegando quali sono le tue difficoltà. Il principio di prossimità va infatti rispettato il più possibile, in particolare per chi non ha modo di spostarsi agevolmente.
Quali sono i tempi massimi per i ricoveri programmati?
I tempi d’attesa per i ricoveri ospedalieri esistono per quelli che si definiscono “programmabili”, cioè ricoveri che non sono dovuti a un’urgenza, ma che sono appunto programmabili in un periodo successivo (ad esempio per operazioni chirurgiche non urgenti). Ne fanno parte sia i ricoveri ordinari (quelli per cui è necessario qualche giorno di degenza), sia per i Day-Hospital.
Per i ricoveri programmabili sono state definite quattro classi di priorità, che corrispondono ad altrettante attese massime:
- A – Ricovero entro 30 giorni. È previsto per le situazioni che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente, al punto di diventare un’emergenza o comunque aggravarsi.
- B – Ricovero entro i 60 giorni. È previsto per condizioni cliniche con intenso dolore o gravi disfunzioni, oppure grave disabilità, ma che si ritiene non si aggraveranno rapidamente.
- C – Ricovero entro i 180 giorni. Riservato ai casi che presentano minimo dolore, disfunzione o disabilità e che non tendono ad aggravarsi.
- D – Ricovero entro 12 mesi. Per le condizioni cliniche che non causano alcun dolore, disfunzione o disabilità.
Questi tempi massimi sono stati concordati tra Stato e Regioni nell’Intesa Stato-Regioni del 21 febbraio 2019 in cui viene riportato il Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa 2019-2021. Oltre alla necessità di garantire i tempi d’attesa, si dice esplicitamente che deve esserci un’informazione chiara per i cittadini, anche sulla posizione in lista d’attesa. Si legge nel Piano: “(…) devono essere comunicate al cittadino informazioni sul suo ricovero, sulla Classe di priorità e i relativi tempi massimi d’attesa, oltre alle indicazioni organizzative previste (es. informazioni circa il pre-ricovero). Ciascun paziente può richiedere di prendere visione della sua posizione nella lista di attesa per il ricovero facendone opportuna richiesta alla Direzione Sanitaria o Direzione Medica Ospedaliera”.
Cosa fare se non mi fissano il ricovero o non ho informazioni?
Nelle nostre indagini tanti cittadini ci hanno raccontato di aver avuto problemi anche con le date dei ricoveri non rispettate, inoltre è difficile essere ricontattati anche quando promesso, avere prospettive chiare rispetto alle attese, spesso non si viene più richiamati e si rimane in sospeso.
Quando non hai ricevuto informazioni chiare rispetto alle tempistiche del tuo ricovero, quando queste tempistiche non sono evidentemente rispettate o anche quando - nonostante ti abbiano già chiamato per il pre-ricovero - tu non sia più stato ricontattato per il ricovero, puoi reclamare e richiedere informazioni alla Direzione sanitaria dell’ospedale.
Le agende di prenotazione possono essere “chiuse”?
No, in teoria non potrebbero esserlo ma in realtà avviene spesso. L’Agenda chiusa è un’agenda di prenotazione temporaneamente (o periodicamente) chiusa, cioè non disponibile per l’inserimento di nuove prenotazioni. In pratica è il fenomeno per cui non si riesce a prenotare una visita o un esame (al Cup, allo sportello, al centralino della struttura ospedaliera o via internet) per mancanza dell’agenda di prenotazione o per una effettiva impossibilità di prenotare un appuntamento, anche a grande distanza di tempo, per assenza di date disponibili.
La chiusura delle agende di prenotazione è vietata dalla Legge 266/2005 (Finanziaria 2006, art. 1 comma 282 e seguenti), che prevede anche sanzioni amministrative per i trasgressori. E questo vale sia per le strutture pubbliche sia per le private accreditate.
Cosa fare se mi dicono che l’"agenda è chiusa"?
Come spiegato nel punto precedente, la chiusura delle agende di prenotazione è vietata, quindi può essere denunciata reclamando il proprio diritto ad avere trasparenza sulle liste d’attesa e prospettive chiare sulle tempistiche delle prestazioni. Invia il nostro modello di lettera agli indirizzi indicati e pretendi la visita/esame nei tempi previsti dalla prescrizione del tuo medico.
Si può prenotare in tutte le strutture tramite Cup?
In teoria il Cup dovrebbe gestire tutte le agende delle strutture sul suo territorio di pertinenza, quindi anche quelle delle strutture private convenzionate, non solo pubbliche. Si tratta di una condizione fondamentale per una corretta e razionale gestione delle liste d’attesa nel Ssn: i cittadini dovrebbero infatti poter accedere all’intera offerta del Ssn in modo trasparente affidandosi solo al Cup, senza essere costretti a chiamare le singole strutture per avere un appuntamento. Nella pratica, però, spesso non succede.
Infatti, nonostante il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa abbia fissato come obiettivo che i Cup regionali gestiscano gli appuntamenti di tutte le strutture, non c’è un obbligo per le strutture private convenzionate di condividere le agende. C’è solo la richiesta di impegno a condividere, se non tutta, almeno parte dei loro appuntamenti. Per questo motivo non è detto che tutte le strutture accreditate o tutte le loro prestazioni siano prenotabili da Cup.
Questo è sia un problema, sia un’opportunità: prima di chiamare il Cup si può provare a prenotare presso la struttura privata convenzionata che preferiamo, magari vicino casa. Ricordiamoci sempre, però, che solo il Cup ha il dovere di garantire il tempo massimo d’attesa previsto dalla ricetta. Le singole strutture, no. Se non ci fosse alcun appuntamento compatibile con le nostre necessità allora possiamo chiamare il Cup, che gestendo più strutture ha un ventaglio maggiore di possibilità.
Perché la ricetta “scade” e va rifatta?
Uno dei paradossi in cui si può incappare nel prenotare una visita/esame è avere una prescrizione con una certa urgenza (a 10, 30 giorni ad esempio), ma non riuscire a trovare nulla entro quei termini e, quindi, sentirsi dire: ”La ricetta è scaduta, deve tornare dal medico a rifarla”.
Se da un lato la priorità è una tutela per il paziente, dall’altro può trasformarsi anche in un limite, i cui oneri finiscono per pesare tutti sulle spalle di cittadini e medici di base. Le agende hanno infatti appuntamenti prestabiliti e non flessibili per le varie tipologie di urgenza, con il paradosso che – con una ricetta con priorità più stringenti – potrebbe essere più difficile trovare posto. Bisognerebbe invece prevedere un sistema più flessibile, in cui l’utente possa in qualche modo “autocertificare” l’accettazione di un appuntamento in tempi comunque ragionevoli rispetto alla classe di priorità assegnata, senza necessariamente dover ritornare dal medico per farsi rifare la ricetta.