News

Test sull'acqua minerale in bottiglia: alcune marche bocciate per presenza di Pfas

Un test su 21 marche di acqua minerale naturale rivela tracce dell’inquinante Tfa in diverse bottiglie, con sei marchi bocciati e solo undici di buona qualità complessiva. Vediamo quali sono le bottiglie con tracce di Tfa e cosa occorrerebbe fare per evitare questo problema.

Con il contributo esperto di:
articolo di:
21 maggio 2025
Bottiglie di acqua minerale analizzate nel test

L’acqua minerale naturale che tutti beviamo con fiducia, immaginando sgorghi da fonti incontaminate, non è sempre così pura come si pensa.Secondo quanto emerso dal nostro test su 21 marche di acqua minerale naturale, la realtà è più complessa di quello che ci vuol far credere la pubblicità: anche l’acqua in bottiglia, infatti, non è indenne dagli effetti dell’inquinamento ambientale che colpisce ormai l’intero ecosistema.

Test su 21 acque minerali: risultati sorprendenti

Il test su acque provenienti da diverse aree d’Italia (e una dalle Alpi francesi) ha mostrato che:

  • molte marche hanno ottenuto una valutazione solo sufficiente per il parametro degli inquinanti ambientali;
  • sei sono state bocciate con giudizio insufficiente.

vedi tutti i risultati del test

Il colpevole? Il Tfa, inquinante “eterno”

Alla base di cinque delle sei bocciature c’è il Tfa (acido trifluoroacetico), una sostanza appartenente alla famiglia dei Pfas (sostanze perfluoroalchiliche). Questo inquinante eterno si accumula nell’ambiente per decenni e nei prodotti bocciati è stato trovato in quantità eccessive (secondo i parametri usati per garantire la qualità dell’acqua potabile). Anche se non sono stati rilevati altri Pfas nei campioni, la presenza del Tfa da sola è bastata a sollevare preoccupazioni sulla qualità dell’acqua minerale. Si tratta di sostanze resistenti ai processi di degradazione naturale e potenzialmente dannose per la salute.

Bocciate: sei marche insufficienti

Cinque acque minerali sono state penalizzate per livelli eccessivi di Tfa.

  • Panna
  • Esselunga Ulmeta
  • Maniva
  • Saguaro (Lidl)
  • Levissima (anche per elevata presenza di arsenico)

La sesta, Fiuggi, ha ricevuto un giudizio negativo a causa dell’impatto ambientale dell’imballaggio e dell’eccesso di arsenico.

Qualità globale: promossi 11 marchi su 21

Oltre alla ricerca di inquinanti, il test ha valutato anche:

  • composizione chimico-fisica (sali minerali, nitrati, fluoruri, metalli pesanti);
  • contaminanti come residui di disinfettanti e sostanze derivate dall'imballaggio;
  • imballaggio ovvero il suo impatto ambientale e la maneggevolezza;
  • completezza dell'etichetta.

11 marche su 21 hanno ottenuto un giudizio complessivo buono.

Le acque da scegliere senza Tfa 

Le acque prive di Tfa e promosse dal test sono:

  • Blues Sant’Antonio (Eurospin) – Migliore del Test e Miglior Acquisto (l’acqua più economica della selezione);
  • Conad Valpura – Ottimo rapporto qualità-prezzo e molto conveniente;
  • San Benedetto Eco Green Benedicta – Buona qualità e basso impatto ambientale.

Tfa: inquinante invisibile ma persistente

Il Tfa deriva da attività industriali e può contaminare l’ambiente per anni. I suoi effetti sulla salute non sono ancora del tutto chiari, ma potrebbero coinvolgere fegato e fertilità, come accade per altri Pfas.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sta rivalutando la sicurezza di questa sostanza alla luce dei nuovi studi disponibili. Al momento non esistono limiti UE specifici per il Tfa, se non un limite generale sul totale dei Pfas nelle sole acque potabili, che abbiamo usato come punto di riferimento per giudicare anche la qualità dei marchi di minerale analizzati in questo test.

Cambiare rotta: le proposte per un’acqua più sicura

Per garantire una buona qualità dell’acqua, sia potabile sia minerale, in futuro, è necessario:

  • vietare la produzione e l’uso dei Pfas;
  • istituire un limite europeo per il Tfa, aggiornato secondo le nuove evidenze scientifiche.

Altroconsumo si fa portavoce di queste istanze presso i decisori europei e italiani, chiedendo norme più rigide e controlli più efficaci.

 

Glass.Mapper.Sc.Fields.Image
Federico Cavallo
Responsabile Public Affairs & Media Relations Altroconsumo
Abbiamo portato le nostre osservazioni e preoccupazioni alle Commissioni parlamentari che stanno lavorando per dare un parere al Governo sul recepimento della direttiva UE 2020/2184 concernente proprio la qualità delle acque destinate all’uso umano. In particolare ci siamo soffermati sulla norma proposta dal Governo che modificherà le regole attuali eliminando il parametro “PFAS-totale” ed introducendo un parametro ad hoc per il TFA, per i controlli che saranno obbligatori dal 12 gennaio 2026, necessari a garantire che le acque destinate al consumo umano soddisfino i valori di parametro previste dalle regole europee. In un quadro di incertezze scientifiche come quello attuale e in un contesto in cui EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ed ECHA (Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche) sono state chiamate dalla Commissione europea a lavorare in maniera coordinata sulla valutazione della tossicità del TFA, consideriamo al momento non opportuna l’introduzione di un limite per il TFA che non trova attualmente un supporto adeguato e in linea con le più aggiornate valutazioni scientifiche. Riteniamo, pertanto, più opportuno in questo contesto mantenere in essere il limite relativo ai PFAS totali (500 nanogrammi per litro), peraltro già recepito dall’Italia, parametro entro il quale deve rientrare al momento attuale, secondo le indicazioni fornite dalla Commissione europea, anche il TFA. Chiediamo, inoltre, che venga definito un limite relativo alla presenza di TFA anche nelle acque minerali naturali, presenza confermata dal test di cui vi abbiamo parlato sopra. La maggior parte delle acque minerali analizzate ha ottenuto una valutazione soltanto sufficiente per la presenza di contaminanti ambientali” e cinque sono state addirittura penalizzate per questo, ottenendo un giudizio complessivo insufficiente. A causare la bocciatura è stato il ritrovamento di Tfa (acido trifluoroacetico), in quantità superiore proprio al limite di Pfas totali previsto, a partire da gennaio 2026, dalla legge sull’acqua potabile. Attualmente però non esiste un limite legale nell’Ue per il Tfa nelle acque superficiali, nelle acque sotterranee o nell’acqua potabile e non è da escludere che si stia sottovalutando il rischio, anche alla luce della sua presenza nelle sorgenti d’acqua da cui viene imbottigliata l’acqua minerale, che dovrebbero essere invece incontaminate. I lavori parlamentari sono ancora in corso e ci auguriamo che le nostre richieste trovino risposte adeguate, anche perché Il test che pubblichiamo dimostra come le sostanze “nocive” siano presenti in prodotti a larga diffusione come le acque minerali in bottiglia.

 

In seguito alla pubblicazione di questo articolo, riceviamo da Mineracqua la seguente replica che provvediamo a pubblicare secondo quanto previsto dalla legge sulla stampa

Siamo per l’ennesima volta sorpresi nel verificare l’approssimazione con la quale sono state rappresentati alcuni risultati analitici relativi a test unilateralmente condotti, di cui ignoriamo le metodiche e che screditano la qualità delle acque minerali italiane. Vogliamo, innanzitutto, puntualizzare che la sicurezza delle acque minerali naturali presenti in commercio è garantita dalla “limpida” filiera dei controlli - dalla sorgente al prodotto finito alla quale concorrono le ASL, ARPA, NAS, le procedure HACCP delle aziende, le analisi annuali effettuate dalle Università per il mantenimento del riconoscimento ministeriale. Veniamo ora ai punti:

“TFA”: La vostra comunicazione è fuorviante, sia in quanto risulta errata nel riferirsi a un limite normativo ancora non esistente sia perché risulta allarmistica quando utilizza il termine “eccessivo”. Eccessivo rispetto a cosa? A un limite che non esiste o ad una personale interpretazione della “evidence based public health”? Un’informazione “trasparente” avrebbe dovuto confrontare i risultati del TFA nelle acque minerali esaminate con quelle presenti nelle acque potabili e concludere che l’eventuale presenza di TFA nelle acque minerali è comunque a livelli ben al di sotto di quelli riscontrati mediamente nelle acque potabili.

“La “presenza” e i “livelli eccessivi” di metalli pesanti quali alluminio, arsenico, manganese e nickel. Premesso che Arsenico e Alluminio non sono metalli pesanti mentre lo sono Manganese e Nichel, è bene ricordare che per tali composti i limiti per un’acqua (minerale o potabile che sia) sono sempre stabiliti su criteri di sicurezza: il limite per l’Arsenico è infatti pari a 10 μg/L sia per acque minerali, sia per acque potabili. Ne consegue, per fare un esempio, che un’acqua contenente 9 μg/L di Arsenico e una contenente 1 μg/L sono equivalenti dal punto di vista tossicologico, cioè entrambe parimenti sicure. Ricordiamo, inoltre, che il Manganese è un elemento essenziale, e quindi è necessario tenerne conto nelle informazioni al consumatore. Anche in questo caso la modalità di comunicazione è allarmistica e fuorviante per il consumatore.

“Un contenuto elevato di Nitrati in un’acqua minerale naturale può indicare una contaminazione umana della sorgente”. I Nitrati sono sali dell’acido nitrico e costituiscono un essenziale nutriente vegetale assorbito dalle piante dal terreno. Sono composti largamente presenti in natura e dotati di elevatissima solubilità in acqua. I Nitrati sono presenti in tutte le acque (minerali e di rubinetto), e non sono (salvo casi specifici) indicatori di inquinamento. Anche in questo caso la comunicazione di è allarmistica e fuorviante per il consumatore.

Ettore Fortuna, Consigliere Delegato e Vice Presidente Mineracqua

Le nostre considerazioni

TFA

Al momento non esistono in Europa limiti di legge relativi al tenore massimo di Tfa ammesso nelle acque, sia minerali che potabili. Per valutare il tenore di questo contaminante nelle acque minerali del nostro test abbiamo utilizzato come riferimento il livello massimo di Pfas totali, introdotto dalla Direttiva (Ue) n° 2184 del 16 dicembre 2020 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, e recepito nel nostro Paese dal Decreto Lgs n° 18 del 23 febbraio 2023: tale limite, applicabile a partire dal gennaio 2026, è pari a 0,50 μg/L. I 5 campioni che sono stati giudicati negativamente nel nostro test hanno mostrato un contenuto in Tfa superiore a 0,50 μg/L, anche considerando l’incertezza di misura.

 

Arsenico

Abbiamo valutato il tenore in arsenico delle acque minerali naturali del nostro test alla luce della nuova posizione dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) sulla presenza di arsenico negli alimenti. L’autorità, infatti, ha definito una nuova dose di riferimento e sollevato preoccupazioni in merito all’assunzione di arsenico inorganico da parte di tutta la popolazione attraverso l’acqua e gli alimenti. Considerando le nuove indicazioni dell’Autorità, abbiamo potuto verificare che un’acqua minerale naturale che contiene più di 3 µg/l, ossia circa un terzo del tenore massimo ammesso dalla legge nelle acque minerali naturali (10 µg/l), desta qualche preoccupazione, soprattutto in considerazione del fatto che l’arsenico inorganico è apportato nella dieta anche da altri alimenti.

  

Manganese

Per quanto riguarda il manganese, non abbiamo riscontrato livelli preoccupanti. Tutti i prodotti hanno superato il test, di conseguenza non ne abbiamo fatto menzione nell'articolo.

 

Nitrati

Sebbene i nitrati, in piccole quantità, siano naturalmente presenti nelle acque, l’inquinamento da nitrati delle acque superficiali e sotterranee è riconducibile principalmente all’utilizzo di fertilizzanti agricoli e alla presenza sul territorio di allevamenti intensivi. Per questa ragione la presenza di elevate quantità di nitrati nelle acque può essere considerato un indicatore di un inquinamento legato ad attività umane. Nei prodotti che abbiamo testato, i livelli di nitrati riscontrati erano ampiamente al di sotto dei limiti di legge. Tant'è che nel test non abbiamo menzionato questo aspetto.